Vince il Cagliari, la viola di Sardegna non è un vino tipico isolano

La viola di Sardegna non è un vino tipico isolano. È una squadra che ogni anno si perde appena mette piede a Cagliari. Cambia lo stadio, aumentano un po’ i tifosi, ma non cambia niente rispetto allo scorso anno. Anzi, casomai le cose sono peggiorate. Perché la scorsa stagione, i viola furono sconfitti, giocando male, perdendo probabilmente lì il treno Champions, ma lottarono fino all’ultimo alla ricerca del pari.

cagliari fiorentinaStasera la Fiorentina, invece, non è nemmeno scesa in campo. Non ci sono aggettivi per descrivere la prestazione. É tutto sbagliato, l’approccio, la determinazione, la formazione. Gli infortuni e gli uomini migliori acciaccati, si veda Valero, consegnano a Montella un undici da ridisegnare. Il tecnico napoletano getta nella mischia l’ex Manchester Anderson. Il brasiliano è volenteroso, gioca una ventina di minuti e finisce la benzina. Per il resto poco. Mati e Aquilani non cambiano marcia, Matri davanti è isolato e dietro nel finale di tempo arriva una disattenzione funesta e fatale che costa il gol del Cagliari. Roncaglia azzoppa Sau in piena area e rigore, netto. Pinilla, cui deve piacere molto il colore viola, non sbaglia e porta in vantaggio i sardi. La viola, spaurita e timida del primo tempo, dovrebbe cambiar marcia nella ripresa. Dopo poco Montella fa il primo cambio: fuori Anderson e dentro il faro Valero. Qualcosa lo spagnolo fa vedere e i viola migliorano. L’effetto-Borja dura un amen. Il Cagliari so chiude a riccio davanti alla propria area di rigore e il solo Ilicic cerca di far movimento davanti. Vargas è inchiodato sulla sinistra e gli ingressi di Joaquin e Matos non danno vitalità davanti. I viola si fermano nella fitta jungla rossoblu e il dato che fa più riflettere sono le zero parate di un ex poco rimpianto come Avramov. Il finale nervoso è giocato al piccolo trotto dalla Fiorentina. Troppo poco per arrivare al pari. Martedì a Udine sarà un’altra musica? Firenze spera di sì.