Andria – Carrarese, i commenti degli apuani

Stefano Sottili (allenatore Carrarese): «E’ stata una partita particolare e strana – esordisce il tecnico marmifero – perché dopo un minuto siamo andati sotto su un gol fortuito e rocambolesco, nato da un nostro rinvio sbilenco in difesa che è diventato un assist involontario, Nocchi è stato bravo a respingere il primo tiro, non la seconda conclusione.

Stefano Sottili

La squadra però ha reagito con forza e personalità. Nell’ ultima mezz’ora della prima frazione abbiamo esercitato una pressione offensiva e la squadra si è espressa secondo le proprie potenzialità. Abbiamo creato situazioni pericolose, ma non siamo stati incisivi ed anche poco fortunati. Poi ad inizio del secondo tempo da una punizione assai generosa concessa dall’arbitro è scaturito il raddoppio dell’Andria. Anche questo rocambolesco, con una deviazione e il pallone che ha sbattuto sulla tibia di un giocatore impennandosi sul secondo palo spiazzando la nostra retroguardia. Da lì la squadra ha accusato un contraccolpo psicologico, si è sfilacciata, ha perso lucidità. Nella parte finale c’è stata una reazione nervosa, ma non siamo mai arrivati ad impensierire l’Andria e riaprire la gara. Per l’ennesima volta torniamo a mani vuote da una trasferta. In casa siamo più brillanti e concreti, mentre a parti inverse abbiamo un altro ruolino di marcia. Siamo rammaricati e cercheremo di capire le ragioni di queste sconfitte. Ad Andria però ci sono stati degli episodi sfavorevoli, soprattutto nello sviluppo delle reti».  Il mister parla delle condizioni di Cori: «Nella notte di giovedì è stato male, aveva la febbre alta, l’ho convocato pur sapendo che aveva un’autonomia ridotta. E’ andato in campo solo nella parte finale, ma non poteva fare molto di più. Un contrattempo che mi ha costretto a puntare su Gaeta che in settimana aveva avuto problemi ad un ginocchio. Ad ogni modo non voglio cercare alibi, anche se avevamo due attaccanti al cinquanta per cento delle loro possibilità». Mercoledì si recupererà l’incontro di Frosinone. «Un match difficile, ancora in trasferta, dobbiamo provare ad invertire la rotta. Questi risultati esterni non devono diventare un peso a livello psicologico. In classifica la situazione è molto fluida ed abbiamo una gara in meno che recuperiamo mercoledì col Frosinone. Comunque siamo soddisfatti del nostro cammino, l’obiettivo che ci siamo prefissati, ovvero la salvezza, è molto vicino. Poi ci giocheremo tutte le carte del mazzo per puntare a qualcosa di più alto, ma senza romperci la testa. Se torniamo a fare punti fuori casa possiamo ancora dire la nostra fino alla fine».

 

Fabrizio Anzalone (difensore Carrarese): «Purtroppo fuori casa non riusciamo a fare il salto di qualità. E’un peccato, perché ci piacerebbe raccogliere più soddisfazioni anche quando andiamo in trasferta. L’Andria? Abbiamo preso gol dopo trenta secondi. Con quel vantaggio lampo loro hanno preso forza, ma noi non abbiamo giocato un brutta partita. C’è mancato solamente l’ultimo passaggio e quel qualcosa in più per riportarci sotto. Questa era una partita che potevamo anche vincere, se fossimo riusciti a pareggiare, poi col 2-0 è cambiato tutto».

Il risultato è frutto di due episodi, ma l’approccio – chiediamo- è stato quello giusto? «Spesso quando si perde – spiega il capitano – il primo pensiero va all’approccio, ma in questo caso non è quello il punto. Ci siamo trovati contro una squadra che doveva vincere a tutti i costi, era in casa, e ha trovato subito gol. A quel punto loro si sono difesi e ripartivano in contropiede. In una situazione del genere non è mai facile invertire la situazione».

Questa sconfitta rischia di ridimensionare i vostri obiettivi? «Non abbiamo buttato via niente. Questo è sicuro. Abbiamo dieci punti sulla zona playout e siamo a un punto dai playoff con una partita in meno ».

Ormai il recupero di Frosinone sarà decisivo? «Io direi anzi che le nostre carte ce le giocheremo in casa. Allo stadio dei Marmi avremo diversi match point da non sbagliare, visto che in casa nostra è difficile giocare per tutti. Nulla è perduto », conclude Anzalone.