Ci sono ancora uomini veri

In questi giorni l’allenatore della Pistoiese Massimo Morgia ha fatto stampare un libro in tiratura limitata dal titolo: “Ricominciamo a giocare a pallone” (pubblicazione tra l’altro donata lo scorso 20 dicembre dalla società personalmente anche al Capo dello Stato). 
I contenuti della pubblicazione hanno particolarmente colpito il presidente della società arancione Orazio Ferrari. Vi ripresentiamo il testo iniziale su autorizzazione dell’autore.
Un altro modo di vivere (bene) lo sport.
Stadio Comunale di Pistoia
L’estate è sicuramente la stagione che preferisco: amo il sole e il mare è un richiamo a cui mai saprei rinunciare. Del mare apprezzo tutto, mi piace quando è azzurro come il cielo e mi emoziona vederlo anche quando è in tempesta. Mi piace contemplarlo e qualche volta sfidarlo, ed è lì che soprattutto posso rilassarmi con il mio hobby preferito, la pesca. Non importa se armato di canna o di pinne e fucile, sopra o sotto l’acqua, mi sento in pace con me stesso e con il mondo. Dell’inverno al contrario non apprezzo nulla, pioggia e freddo mi incupiscono e le giornate corte mi rattristano. La neve è bella solo a vederla in cartolina, però c’è il Natale: quei pochi giorni che lo precedono sono molto belli e mi mettono buon umore ed allegria. Vedere gente indaffarata e contenta nello scegliere i regali, respirare un po’ “quel sentirsi più buoni”, riaccende la speranza di un mondo migliore. Ritorniamo tutti un po’ bambini, più disponibili e generosi, più attenti ai valori importanti e soprattutto più vicini alle persone care, che siano di famiglia o semplici amici. Scegliere un pensiero da donare mi rende felice più che riceverlo, ma al contempo mi sento ansioso e un tantino nervoso, la paura è quella di essere banale e scontato. Se poi il regalo da scegliere è per quelle persone che gravitano intorno al mio lavoro (giocatori, collaboratori, dirigenti, giornalisti e tifosi) diventa ancora più impegnativo e gravoso sia per questioni puramente economiche, come al solito per i ricchi è tutto più semplice, che per le diversità dei gusti, accontentare tutti non è semplice. Quest’anno, inoltre, la scelta è stata ancora più difficile, perché da undici mesi, cioè dal mio arrivo a Pistoia, le persone che mi sono state vicine sono state semplicemente straordinarie, per quello che mi hanno dato dal lato professionale ma soprattutto sotto il punto di vista umano e morale. Quattro anni fa avevo deciso di lasciare la panchina perché nauseato da un calcio diventato più violento e stressante, sempre meno sport e gioco e sempre più business. Le mie dimissioni dalla Juve Stabia come segno di protesta all’aggressione subita da due calciatori da parte di pseudo – tifosi, mi avevano portato alla ribalta dei media nazionali. In quei giorni fioccarono interviste, ne parlarono i telegiornali e La7 fece un’inchiesta. Il culmine fu quando andai ospite a “Quelli che il calcio”, intervistato in studio da Simona Ventura sul mio problema, e più in generale sulla violenza degli stadi italiani. Così tante luci su di me non le avevo mai avute. Pensavo di fare la cosa giusta difendendo il mio lavoro e l’ambiente in cui ero cresciuto, ma dopo dieci giorni tornò tutto come prima, e i riflettori tornarono dove erano sempre stati. Il calcio ha continuato come sempre, anzi peggio di sempre. Tutto quel clamore aveva finito con l’isolarmi e allontanarmi ancora di più dal mio mondo e in quei mesi, anzi anni, ho pensato davvero che la mia avventura nel calcio come allenatore fosse finita. Fu allora che in maniera casuale e per nulla convinta mi iscrissi al corso per Direttori Sportivi nonostante la consapevolezza di essere “un uomo di campo” e non “da scrivania”. Scrivere la tesi (vengo dal mare, vivo sulla terra, sogno di volare), comunque mi ha divertito perché scrivere è stato da sempre un mio pallino. Lo facevo anche da giocatore. Un anno dopo la tesi ho pubblicato sul notiziario del settore tecnico un’analisi sul settore giovanile (appunti, riflessioni, proposte). Nei due lavori racconto il calcio che fu, quello che è attualmente e quello che vorrei che fosse. “Ricominciamo a giocare a pallone” è dunque la raccolta dei miei due scritti fatti a Coverciano e per Coverciano, ma rimasti tali, semplici scritti che nessuno ha mai preso in considerazione. Se non fosse stato per il mio amico Walter Novellino che mi ha voluto a Livorno come suo primo collaboratore, molto probabilmente avrei passato per un anno e mezzo le mie giornate sul molo di Viareggio alla ricerca spasmodica della spigola della vita. Ma è anche quello che ho cercato di mettere in pratica in questi undici mesi a Pistoia, sia dal lato tecnico e organizzativo che, soprattutto, morale. Mi auguro che si ricominci a giocare a pallone, io intanto grazie ai miei giocatori – collaboratori, media, tifosi e in particolare grazie al Presidente Orazio Ferrari che ha condiviso e avallato le mie scelte dandomi la forza e la serenità per portarle avanti, ho ricominciato a fare la cosa che più amo, allenare, e lo faccio come avrei sempre voluto: da manager a tutto tondo, attento alla gestione tecnica e anche economica, con un occhio sulla comunicazione e l’altro sull’organizzazione generale e curando in particolar modo i programmi e la struttura tecnica, tattica ed educativa di tutto il settore giovanile. Il mio piccolo regalo di Natale è quindi questo libretto che dedico con tutto il cuore a tutti quelli che mi hanno aiutato e sopportato in questi undici mesi, per ringraziarli ancora una volta delle tante emozioni che mi hanno dato. Il regalo più grande però dobbiamo riuscire a realizzarlo insieme, facendo di Pistoia e della Pistoiese un modello da imitare, un calcio vincente giocoso e spettacolare, ma soprattutto in stile con i valori espressi su quella pergamena che abbiamo regalato a tutti i ragazzini del nostro settore giovanile. I sogni hanno l’aria di essere delle utopie ma ai confini delle utopie si collocano i grandi progetti, ed il mio vede il calcio – ancora e nonostante tutto – come un insieme di valori e simboli positivi.