Si riparte, un calcio al Covid tra errori e incertezze

Il calcio riparte e prova a sferrare un altro colpo al maledetto virus. Dopo la Germania sicura di sé e contemporaneamente alla Spagna, anche l’Italia del pallone riaccende i motori, sia pure con il silenziatore del Covid che costringerà appassionati e tifosi a una scorpacciata di partite in tv e soprattutto senza pubblico negli stadi. La terribile vicenda pandemia però ha messo a nudo, se mai ancora ce ne fosse stato bisogno, l’inadeguatezza e l’approssimazione di una classe dirigente che negli ultimi anni ha quasi sempre (mal) governato il mondo del calcio a tutti i livelli. Basta ritornare indietro di poco più di tre mesi infatti, per ricordare che proprio il calcio, nel momento in cui il paese prendeva coscienza in modo drammatico dello tsunami sanitario che stava arrivando, continuava a titubare senza idee né decisioni in un balletto che ha sfiorato il ridicolo. Emblematica l’immagine che molti appassionati ricorderanno dell’ingresso in campo delle squadre in occasione di una delle prime gare rinviate per il virus, quando gli arbitri furono costretti a richiamare in tutta fretta i giocatori negli spogliatoi quando già si stava entrando in campo. Scena quasi comica, se non fosse che quella come altre situazioni hanno testimoniato quanto già si sapeva. Un grande movimento come quello del pallone governato da chi in un frangente tanto delicato non riusciva a rendersi conto della enormità che ci circondava, non relegando in quel caso il calcio al ruolo di puro svago e divertimento che dovrebbe avere e che gli imponeva quindi di mettersi da parte. Da quel momento è andato in onda un balletto indegno di tira e molla sulle decisioni da prendere, fino a quando l’evidenza drammatica del contesto generale ha imposto lo stop governativo a qualsiasi attività, calcio compreso naturalmente. Le settimane che sono seguite poi le ricorderemo tutti per sempre, e non certo per la mancanza dell’abituale rito italico del pallone.

Ciononostante il mondo, e soprattutto il governo del nostro calcio, ha continuato a interrogarsi sulle mille ipotesi di ripresa della giostra, arrivando a ipotizzare scenari oggettivamente impossibili anche nei momenti più difficili. Mentre il mondo intero rinviava ad altra data manifestazioni di respiro internazionale come gli Europei di calcio e addirittura le Olimpiadi di Tokyo, i nostri manager snocciolavano ipotesi e calendari ipotetici quasi surreali. Alla fine tutti contenti quando un po’ di giorni fa finalmente il divertimento è ricominciato, grazie all’attenuarsi dei dati sul virus. E quindi di nuovo tutti in campo, anche senza pubblico. Ma soprattutto anche senza assicurazioni su cosa potrà succedere in caso di nuove positività che saranno riscontrate nell’ambito delle squadre di serie A. Tutti sanno che un’eventualità del genere al momento imporrebbe a una squadra e a tutto lo staff la quarantena di due settimane. Tutti sanno che in questo caso la squadra in questione dovrebbe rinviare le sue gare, a questo punto senza più possibilità di recuperi, e quindi trascinando con sé l’intero campionato. Tanto è vero che lo stesso governo calcistico ha già previsto le famose ipotesi B e C. Tutti sanno ma pochi, o nessuno, lo dice. Tutti troppo contenti di andare incontro al nuovo, silenzioso spettacolo di un calcio che prova disperatamente a riprendersi il giocattolo che il mostro cattivo gli ha tolto bruscamente dalle mani.

Sarebbe stato troppo aspettarsi una decisione più razionale? Sarebbe stato eccessivo considerare quello che è successo e farsi da parte con rispetto, richiamando tutti i protagonisti alle regole di un gioco che sia pure miliardario resta comunque uno sport, soprattutto rispetto ai drammi sociali che abbiamo vissuto? Forse sì. Forse sarebbe stato troppo. Soprattutto sarebbe stato inutile, sapendo di doverci rivolgere in buona parte alla stessa platea di manager e dirigenti che da anni ha traghettato il nostro calcio tra errori grossolani e gestioni a dir poco mìopi, per non dire assolutamente inadeguate, perlomeno dal post mondiale 2006 in poi. E allora incrociamo le dita e prepariamo i divani. Il baraccone più amato ricomincia a girare, nella segreta speranza che questo minuscolo ma terribile mostriciattolo chiamato Covid lo lasci in pace per un po’. Ma soprattutto nella speranza di tutti noi appassionati che quello stesso baraccone prima o poi trovi una guida vera, sicura e competente. Naturalmente in attesa che a sua volta tutto il mondo prima o poi sferri un bel calcio definitivo anche a questo maledetto virus.