All’indomani della vittoria sul Bra, Radio Sportiva ha raccolto le parole di Nello Cutolo, direttore sportivo dell’Arezzo. L’ex attaccante amaranto, oggi direttore sportivo, ha raccontato emozioni e prospettive di una stagione che sta regalando grandi soddisfazioni, ma che resta ancora tutta da vivere.
Un cammino da protagonisti
«Dall’inizio della stagione ci siamo dichiarati competitivi e, a mio avviso, stiamo facendo un percorso straordinario. La Serie C è un campionato difficilissimo, ma non dobbiamo fermarci: la strada è ancora lunga e serve continuare con questa mentalità», ha sottolineato Cutolo.
L’attacco più prolifico della categoria
Sul reparto offensivo, il direttore sportivo ha espresso grande soddisfazione: «Parlerei di un reparto ben assortito. Siamo il miglior attacco del campionato: Pattarello, Cianci, Tavernelli, Ravasio, Varela Dell’Aquila, sono attaccanti di prima fascia. Ma non mi fermerei solo a un settore: è tutto il gruppo che lavora sodo dal 6 luglio e sono convinto che ci siano ancora margini di crescita. Noi restiamo concentrati sul nostro percorso e sul nostro obiettivo».
Le avversarie e la lotta al vertice
Cutolo non nasconde la forza delle rivali: «È normale che stiamo lottando con squadre importanti come Ravenna e Ascoli. Credo che anche la Ternana possa inserirsi, insieme ad altre sorprese. Ma noi dobbiamo pensare solo a noi stessi: se continuiamo così, possiamo essere competitivi fino in fondo».
Emozioni dietro la scrivania
Dopo una lunga carriera in campo, Cutolo racconta il nuovo ruolo da dirigente: «L’aspetto emotivo è completamente diverso. In campo incidi in prima persona, da dirigente vivi emozioni differenti, ma devo dire che è molto più bello e affascinante. È il frutto di un grande lavoro condiviso con una struttura importante come l’Arezzo e con il presidente Manzo. Non si tratta solo di squadra, ma di un gruppo di collaboratori che lavora dietro le quinte in silenzio per raggiungere obiettivi importanti».
Giovani e futuro del calcio italiano
Infine, un passaggio sul tema dei vivai e delle difficoltà del calcio italiano: «È vero, c’è un deficit di ragazzi italiani pronti per il grande calcio, lo testimonia anche la mancata qualificazione ai Mondiali come successo in psasato. Ma con l’avvento del presidente Marani e la riforma Zola si stanno aprendo prospettive sui giovani e sulle infrastrutture. Bisogna ripartire dai settori giovanili, dai centri sportivi e da quel calcio di strada che è venuto a mancare. L’Italia ha sempre prodotto giocatori straordinari: non credo che abbiamo perso questa capacità. Con il lavoro di tanti, nel medio-lungo periodo torneremo a ottenere risultati importanti».
