Dietro ogni passo, una cura: i fisioterapisti dell’Arezzo

STORO – Nel cuore pulsante del gruppo squadra, ci sono figure che operano lontano dai riflettori ma che rivestono un ruolo fondamentale per la salute, la performance e l’equilibrio dell’intero team. I fisioterapisti dell’Arezzo incarnano competenza, dedizione e passione, accompagnando quotidianamente i nostri atleti nel percorso di preparazione, recupero e prevenzione. In questa intervista rilasciata ad Amaranto Channel , raccontiamo il lavoro e l’esperienza di Martina Quirini e di Tommaso Manneschi, professionisti che con discrezione e grande umanità contribuiscono in modo decisivo alla crescita del gruppo. Un viaggio dietro le quinte, dove la cura del dettaglio e il rispetto reciproco diventano strumenti di coesione e successo.

“Lavoro per l’Arezzo da sei anni – ha detto Martina -. Ho iniziato con un tirocinio, in un periodo in cui all’interno dello stadio non c’erano ancora gli elettromedicali. I giocatori venivano da me per i trattamenti, e grazie al mio coinvolgimento, il Direttore mi propose di collaborare stabilmente. Ho cominciato dal settore giovanile, fino ad arrivare alla prima squadra”.

Una fisioterapista donna in un ambiente prevalentemente maschile: “Non è stato semplice. Ho cercato di costruirmi una figura professionale solida e di guadagnarmi il rispetto giorno dopo giorno. Con il tempo ho definito meglio il mio ruolo e il mio carattere, e oggi posso dire di esserci riuscita. I giocatori mi rispettano molto, e questo mi ha permesso di vivere serenamente anche in uno spogliatoio maschile. Pensavo fosse più difficile, ma ho trovato grande rispetto da parte dello staff e dei ragazzi. Ovviamente tutto parte da come ci si pone, ma è bello vedere che anche le donne possono avere un ruolo sempre più importante in questo mondo”.

Sul ritiro: “Le problematiche più frequenti sono di natura muscolare. È normale, con le doppie sedute, che i giocatori abbiano bisogno di scarico o di controlli. Alcuni si presentano più spesso, ma fa parte del lavoro. L’atteggiamento in campo è molto intenso, a volte anche troppo: qualcuno esagera un po’, e infatti abbiamo consigliato di dosare meglio gli sforzi per evitare infortuni, soprattutto in questa fase iniziale. Però vedo tutti molto determinati, con grande grinta e focalizzati sull’obiettivo finale”.

Su mister Bucchi: “Crede molto nell’unione del gruppo. Ha creato un ambiente confortevole sia per noi dello staff che per i giocatori. È sempre scherzoso, sa strappare una battuta o un sorriso anche nei momenti più seri. Questo contribuisce a creare un gruppo affiatato. Il fatto che molti siano insieme già dall’anno scorso aiuta, ma anche i nuovi si sono integrati benissimo.”

Sulle fonti di ispirazione: “Non abbiamo veri e propri idoli. Cerchiamo di apprendere da tutti, accumulando esperienza per crescere professionalmente.”

I legami più forti: “Sono rimasta molto legata a Gucci e Foglia, che mi ha visto crescere. Ma il mio punto di riferimento è il Direttore Nello Cutolo, che ringrazio tantissimo per la fiducia che mi dimostra ogni giorno”.

Così, invece, Tommaso Manneschi: “Provengo da un background sportivo – ha dichiarato -: per anni ho praticato sport da combattimento, come il karate full contact, che ho anche insegnato. Ho una laurea in Scienze Motorie e ho lavorato a lungo nel mondo del fitness come personal trainer, quindi ho sempre avuto un forte legame con il corpo umano e il movimento. Successivamente ho intrapreso il percorso in fisioterapia, che mi ha portato fino a qui”.

Nel mondo del calcio: “Fino all’anno scorso ho lavorato con una società dilettantistica del territorio aretino. Quell’esperienza mi ha permesso di capire quanto sia diverso il lavoro del fisioterapista in ambito calcistico rispetto a quello ambulatoriale. In clinica si lavora con un paziente alla volta, con tempi e protocolli ben definiti. In una squadra, invece, si è immersi in un flusso continuo: si lavora tutto il giorno con più atleti, ognuno con esigenze diverse, e spesso con l’urgenza di rimetterli in campo nel miglior modo possibile, garantendo serenità a loro e allo staff tecnico”.

Sulle differenze tra dilettanti e professionisti: “La differenza principale è l’attenzione. In un contesto professionistico come quello dell’Arezzo, dove c’è grande ambizione, ogni dettaglio conta. I ragazzi vivono il calcio ogni giorno, è il loro mondo. Questo comporta una richiesta costante di supporto, e noi fisioterapisti dobbiamo essere pronti a dare risposte efficaci e tempestive. Nei dilettanti, invece, i giocatori hanno anche altri impegni e spesso devono autogestirsi. Qui, invece, tutto ruota attorno alla squadra e alla prestazione”.

Su chi lo ha “messo più alla prova” in queste prime settimane: “Non faccio nomi, ma diciamo che qualcuno si è affezionato più di altri!”.

Grazie Martina, grazie Tommaso.